"La rivoluzione di telefonini e web, in Africa, è molto
avanti. Peccato che magari andiamo online e poi le linee elettriche vanno a
singhiozzo e così anche la connessione internet…». Problemi di hardware,
insomma. «Perché usiamo la tecnologia pensata per Londra e Los Angeles e invece
viviamo a Nairobi? Questo ci siamo domandati», racconta Juliana Rotich. La
risposta è stata quasi ovvia: cominciamo a disegnarci da noi i nostri strumenti
di connessione.
Così Rotich, una 35enne «nerd» (come si definisce lei
stessa) con una laurea in Computer science all’Università del Misssouri, a
Kansas City, s’è messa al lavoro con i compagni della non-profit company
Ushahidi, sulla base dell’esperienza maturata nel suo Kenya durante le violenze
etniche scoppiate alle elezioni 2008.
Allora per Juliana si era trattato di trovare il modo di
informare, dalla città di Eldoret,
nonostante i “black-out”, la gente che combatteva.
L’esperienza è tornata utile ora creando BRCK, uno
scatolotto con una batteria di otto ore e la capacità di connettere i vari
device – attraverso wi-fi o 3G – quando le reti fisse “cadono”.
Il modem keniano, in vendita da novembre a 150 euro circa,
ha anche un software “cloud” che permette l’accesso ovunque: un’ottima ragione
in più per considerarlo il perno di una vera rivoluzione hardware dell’Africa,
che ha in Rotich – con un lungo curriculum che la indica anche come MIT Fellow,
TED Senior Fellow e vicepresidente del World Economic Forum Global Agenda
Council on Data Driven Development – la sua profeta. Pronta a guardare già
oltre il suo continente.
da: www.corriere.it
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